C’è Clementina, tre anni, abbandonata dal padre, che da quando ha sei mesi è costretta a stare nel nido e poi all’asilo perché la mamma deve lavorare tutti i giorni per poterla mantenere. C’è Sabrina, che con la mamma passa tanto tempo ma che per qualche ora viene lasciata in ludoteca. Ci sono tanti bambini che vengon lasciati ai fratellini più grandi o dai vicini, perché i genitori devono andare al lavoro e non hanno nessun parente a cui affidare i propri figli. C’è che a Policoro i bambini hanno tanto bisogno di un’educazione di qualità e c’è un grande bisogno di strutture pubbliche e gratuite per i bambini più piccoli.
Oggi il sud è un luogo sottoposto a trasformazioni economiche e sociali. Non molti anni fa la maggior parte delle persone lavorava nei campi, ora gran parte di loro sono professionisti o impegnati in attività commerciali e industriali. È un luogo in cui queste trasformazioni non sono state sostenute e accompagnate, soprattutto per le conseguenze e ricadute che hanno avuto sulle famiglie. Infatti, scarseggiano o non ci sono luoghi educativi che sostengono le famiglie e la genitorialità, specie nella fascia 0/3 anni. L’educazione dei bambini è affidata alla cura di nonni e parenti e, in casi estremi, alle ludoteche, facendo così venire meno, quelle capacità e quel piacere di stare con i propri figli a fare attività educative e ludiche allo stesso tempo. “Scuola impropria” la chiamano gli antropologi. Senza scendere in ambito accademico è un fatto che, nonostante le strutture i genitori oggi, a sud come al nord, spesso si trovano disarmati davanti al proprio figlio e alle sue esigenze di crescita emotiva, intellettuale, comportamentale. A questa mancanza si è affiancato uno stato di disagio economico che ha portato le famiglie a rinchiudersi in loro stesse, a cercare aiuto solo tra i parenti. Così, col tempo, l’educazione infantile si è trasformata in una vera e propria emergenza a Policoro.
Il territorio
Territorio abbastanza vasto, caratterizzato da insediamenti abitativi sparsi e non omogenei, sorti in un tempo relativamente breve, in questo centro ionico della Lucania qualcosa però sta cambiando. Perché martedì 25 settembre ha aperto “Un Villaggio per Crescere”, il centro dedicato ai bambini da 0 a 6 anni e alle loro famiglie. Ospitato al Nido Linus in via Colombo 6, al Villaggio i bambini e i loro genitori potranno compiere assieme, in maniera condivisa, la lettura di libri, l’ascolto di musica, giochi e tutte quelle attività di alta qualità e impatto educativo. Indirizzati da esperti dell’educazione infantile.
«Le criticità legate al sorgere repentino di queste isole abitative è che si è perso un luogo fisico e permanente di ritrovo, rispetto, ad esempio, alle passeggiate che si facevano con i figli», spiega Nicola Celano, consigliere comunale di maggioranza e papà di una bambina. «Anche se esistono ancora delle “isole” con dei parchi, oggi il luogo di socializzazione è diventato il centro commerciale».
Ed è qui infatti che molti genitori “parcheggiano” i loro bambini. Usa proprio questo termine Gianna, poco meno di trent’anni, mamma di Daniela. «Qui non esiste nessun tipo di attività da fare assieme ai propri bambini. Oltre il centro commerciale c’è solo la ludoteca. Ed è in questi posti che i genitori parcheggiano i bambini. Li parcheggiano. Li lasciano e vanno via. Non c’è più la mentalità di stare con i bambini. Li lasciano agli educatori e vanno via». A fare altro, non necessariamente lavorare.
Per i centri commerciali un’operazione di marketing perfettamente riuscita: zone con giochi, un luogo fresco d’estate, caldo d’inverno e a riparo da rischi come il traffico. Sicuramente non l’ideale educativo.
C’è chi ricorre alla ludoteca in caso di bisogno e per poco tempo, come Ludovica, mamma di 5 figli, poco più che trentenne. «La mattina mando i piccoli in ludoteca quando vado a fare la spesa, per due, tre ore. Ci sono gli altri bambini e socializzano e fanno anche delle belle attività, dei laboratori, come quello di archeologia, dove i bambini hanno lavorato l’argilla e fatto disegni». Ludovica è una mamma che trascorre la maggior parte del tempo con i suoi piccoli. E loro sono fortunati. «Passiamo le giornate assieme, soprattutto d’estate. Un po’ di musica, di letture, ci guardiamo un cartone animato. Le letture ci piacciono tantissimo». Invece tanti bambini non hanno la stessa fortuna dei suoi figli e sono lasciati nelle zone gioco dei centri commerciali.
Il disagio economico è un fattore che influenza fortemente i comportamenti dei genitori. «Le famiglie che versano in stato di disagio economico, preferiscono educare i bimbi fino a 3 anni prevalentemente in casa, con l’aiuto dei parenti, tanto che le stesse scuole dell’infanzia non sono sfruttate proprio al 100% dalle famiglie di Policoro. Al contrario, la popolazione di origini straniere tende a sfruttare i servizi dedicati ai bambini sotto i 6 anni in maniera più massiccia, offrendo quindi la possibilità reale di un’integrazione culturale attiva fin dai primi anni», spiega Valentina Celsi, assessore ai Servizi Sociali, e poi sottolinea: «a ciò si aggiunga il numero sempre più crescente di immigrati che vivono il disagio dello sradicamento e dell’adattamento alla nuova realtà socio-culturale, nonché il crescente numero di tossicodipendenze fra i giovanissimi e all’interno dei nuclei familiari con bambini in tenerissima età».
Anche Angela Delia, funzionario comunale di riferimento per la biblioteca e per il nido e volontaria Nati per Leggere Basilicata, conosce bene la realtà locale e conferma le parole dell’assessore, sottolineando un altro aspetto: «la situazione difficile che vivono molte ragazze madri». Ci sono mamme che devono lavorare tutto il giorno per mantenere se stesse e i propri figli, senza possibilità di part time. Li portano all’asilo, obbligatoriamente privati, gli unici che hanno il tempo prolungato fino alle 20, orario in cui molte donne terminano di lavorare. Non per questo vivono i figli come un peso. Perché e poi quando sono a casa con loro cercano di combattere stanchezza e sonno per passare qualche ora a giocare e leggere con il proprio bambino, prima di metterli a dormire.
Esattamente come fa Rina, che da due anni e mezzo, cioè da quando sua figlia ha sei mesi, si barcamena per cercarle di dare una vita normale. «Mia figlia viene “sbattuta” da una parte all’altra: dalle 8 alle 13 all’asilo, poi sta con me fino alle 16 e poi di nuovo all’asilo, fino alle 20, perché io lavoro e non posso sempre portarla con me». Clementina, tre anni, boccoli biondi e occhi verdi ride sempre, dà tanti baci, «però si vede che le manca il padre», sottolinea la mamma. «Quando non posso portarla all’asilo perché sta male o per qualche altro motivo, ci sono i miei genitori che mi danno una mano ma avrei bisogno degli aiuti per farla crescere meglio». Rina fa i salti mortali per dare un’educazione di alta qualità a sua figlia. «La musica l’ascoltiamo, balliamo assieme, facciamo i girotondi. Lei è il maschio della danza. Magari potessi passare più tempo con lei, quando torno a casa la sera sono molto stanca».
Clementina e i figli di Ludovica possono dirsi fortunati. Perché altri bambini non sempre hanno genitori premurosi o con del tempo libero dal lavoro da passare con loro. Tanti un lavoro stabile nemmeno ce l’hanno. In molti casi ci sono bambini che non hanno nessuno, se non un fratellino di qualche anno più grande che badi a loro mamma e papà sono fuori casa per lavorare nei campi o per cercarlo un impiego.
Tanti altri bambini fortunatamente frequentano il nido “Linus”, gestito dalla cooperativa Orsa, che è partner locale del Villaggio di Policoro, e le cinque scuole dell’infanzia, di cui una di ispirazione cattolica e parificata. Altri bambini, come il figlio di Nicola Celano, partecipano al programma Nati per Leggere, anche questo supportato dal Comune con l’istituzione di un punto lettura nella biblioteca comunale. «Potrebbe sembrare, quindi – evidenzia l’assessore Celsi – che a Policoro non vi siano problemi di natura educativa. Emerge, invece, con sempre maggiore evidenza nelle figure genitoriali una difficoltà nel gestire i rapporti con i minori, nel proporsi come modelli di riferimento, in antitesi ai modelli negativi che mass media, internet e tv propinano».
Una questione non di poco conto, come spiega Tommaso Buono, pediatra e consigliere comunale a Policoro. «È l’incertezza del genitore di crescere il bambino uno dei problemi maggiori. L’ansia di non essere capace. La specificità di Policoro è che il nido non riesce ad accogliere tutti i bambini. Per cui ci sono famiglie che non sanno gestire il bambino e non hanno nessun aiuto. Perché magari i nonni non possono, o per problemi economici. Poi», prosegue il medico, «molte famiglie non sono in grado di stimolare i bambini nel modo giusto alla lettura, alla musica. Per cui ci sono fasce di bambini poco stimolati. E ricordiamoci che i primi 3 anni di vita sono i più importanti: leggere non farà solo dei bambini più intelligenti – non è tanto quello – ma soprattutto farà dei bambini con capacità relazionali migliori».
È per questo che la notizia dell’apertura del Villaggio a Policoro è stata accolta da tutti con grande entusiasmo. «L’aspetto che ci è piaciuto di più – racconta Celano – è l’interazione genitori e bimbi. Un’offerta educativa interattiva e di qualità». Se il problema maggiore è il tempo da dedicare ai propri figli, «il Villaggio fungerà da sprone a una vita sociale più piena tra genitori e figli. Perché sono fortemente convinto che sia meglio una vita meno social e più sociale», conclude il consigliere.
Anche tra i genitori c’è la stessa convinzione. Teresa, quarantenne, racconta che a suo figlio Francesco, tre anni, «piacciono i libri. Ha iniziato all’asilo, poi ho continuato io. Però se una mamma deve ritagliare questo spazio a casa magari non lo fa sempre. Avendo l’impegno di andare in un centro sarebbe diverso». Per questo andrà al Villaggio. Anche Rina, nonostante gli impegni di lavoro cercherà di andarci, «e se proprio non posso io Clementina la manderò con i nonni». Anche Gianna è sicura: «andrò al Villaggio con mia figlia».
Questa forte domanda di strutture per i bambini da 0 a 6 anni era stata intercettata dall’amministrazione di Policoro, che per questo ha aderito al progetto nazionale Un Villaggio per Crescere. «L’adesione del Comune nasce dalla necessità di offrire alle famiglie del territorio spazi dove svolgere varie attività con i loro bambini e momenti di incontro durante i quali sperimentare strategie di supporto alla genitorialità», conclude Valentina Celsi.
Mario Gottardi