Fare rete con il territorio e costruire una comunità educante significa essere un luogo di riferimento, un posto in cui ritrovarsi per confrontarsi e discutere su temi di cittadinanza. Fare rete e costruire una comunità educante e sensibile ai temi dell’infanzia significa fare un passo oltre, accogliere e allargare l’orizzonte, essere dalla parte delle bambine e dei bambini quanto da quella dei genitori, perché come riflette Bowlby “se una società vuole davvero proteggere i bambini, deve cominciare con l’occuparsi dei genitori”.
Ed è quello che sta succedendo a Genova, al nostro Villaggio presso la Beata Chiara, che domani ospiterà la presentazione del libro “Professione mamma” di Erika Zerbini e inserito nell’ambito di Penne Rosa, un festival sparso sul territorio genovese nato nel 2015 su iniziativa di alcune librerie indipendenti locali per mettere in risalto la scrittura femminile e rispondere a un problema culturale percepito nel proprio lavoro e confermato dai dati statistici. Esiste ancora un forte stereotipo sulle donne che scrivono, date per “sentimentali” con connotazione negativa, come se fosse una scrittura “di genere” da donne per le donne senza altra prospettiva.
Si palerà di maternità a tutto tondo, in una luce un po’ diversa dal solito: la sua esigenza di scrivere è nata infatti dalla sua esperienza di lutto e di gravidanza interrotta, e di scoprire un po’ un tabù che ancora è difficilissimo da scalfire.
Cosa succede quando il desiderio di maternità si scontra con la natura e una gravidanza non ha esito sperato e cosa può fare la comunità per sostenere e accogliere.
Qui la descrizione dell’evento:
Il mio valore di madre si misura rispetto a quanto i miei figli necessitino delle mie cure o rispetto a quanto i miei figli siano in grado di cavarsela da soli?
Insegnare l’autonomia significa cedere parte del controllo sui figli, significa accettare davvero che siano altro da me, che trovino il loro modo di tenere la forchetta in mano, di addormentarsi la sera, di lavarsi i denti, di indossare una maglietta e allacciarsi le scarpe.
Significa accettare le differenze.
Significa mettersi da parte per lasciare che esprimano loro stessi, limitandosi a mostrare loro il confine fra lecito e illecito, opportuno e inopportuno, giusto o sbagliato.