“Avrei bisogno di un luogo e di persone che mi aiutassero a staccare Silvio un po’ da me.
<<Sembra la tua ombra>> mi dicevano”. Era questa la preoccupazione più grande di Ernesta, 33 anni, mamma di Silvio (3 anni) e Matilde (5 anni).
“Ho conosciuto il Villaggio per Crescere di Cosenza grazie a un’amica, vedevo le foto su Facebook e mi sono incuriosita” racconta. “In città non ci sono posti come il Villaggio, certo esistono le ludoteche, ma mi sono sempre sembrate un parcheggio, in cui anche il rapporto con il bambino si crea poco o quasi per niente”.
Se per crescere un bambino ci vuol un villaggio, vuol dire che il collante sono proprio le relazioni di fiducia che si costruiscono.
“Silvio adesso mi sembra più sereno e sicuro di sé, stare molto in casa lo rendeva nervoso e solitario” riflette Ernesta. “Anche avere una sorellina più grande non sempre era di aiuto. Ci sono stati momenti in cui facevo più fatica a seguirli entrambi: alcune volte Matilde si stancava, altre volte lo faceva lui e io ero un po’ in difficoltà. Ora invece lei riesce ad aiutarlo e seguirlo di più e lui ha un’attenzione più lunga, oppure, se si stufa, si organizza anche da solo. Per quanto riguarda me, si è aperto un mondo di possibilità, quindi posso proporre a entrambi più cose o inventarne di nuove”.
Uno dei ricordi più belli che ha Ernesta dei momenti al Villaggio per Crescere è legato all’attività del piccolo orto, sia perché ha visto entrambi i suoi figli stare bene insieme e spalleggiarsi, sia perché suo papà è stato un ospite speciale. “Silvio si è sentito utile, inaffiava le piantine e quando ha visto la sorella strappare le erbacce ha iniziato a imitarla – un po’ come quando a casa io preparo la lavatrice e lui mi aiuta. In questa occasione è venuto con noi anche il nonno, ha addirittura portato un attrezzo e intrattenuto i bambini, è stato bello vederlo così felice!”.
Oltre al nonno anche un altro uomo della famiglia è stato “contagiato” dalle emozioni del Villaggio.
“Sono contenta perché qualche volta siamo andati al Villaggio tutti e quattro: la famiglia da casa al Villaggio!” confida Ernesta. “Mio marito si è organizzato con i turni, era curioso di vedere quello che facevamo, lo sentiva “solo” dai nostri racconti e vedeva che a casa rifacevamo qualcosa.
La cosa bella è che ha trovato anche altri papà e hanno iniziato a parlare, loro hanno proprio una visione diversa!” sorride. “Ci siamo sposati presto, poi sono arrivati i bambini, di conseguenza non tutte le amicizie di vecchia data hanno retto. Io ero quasi sola e il Villaggio è stato anche per me il tramite per conoscere altre donne e non parlare solo di bambini e del nostro ruolo.
Io ad esempio non lavoro e sono immersa 24 ore su 24 in figli, famiglia e faccende domestiche. Arrivano certi momenti in cui pensi di essere “solo” questo. Un pomeriggio al Villaggio abbiamo avuto un momento per noi mamme, ed è stato molto confortante. Una di noi è psicologa e si è messa a nostra disposizione. Ci siamo ritirate in una stanzetta e abbiamo parlato dei nostri sentimenti e bisogni, del distacco, degli inserimenti. Siamo riuscite a confrontarci e confortarci, anche se in quel momento eravamo poche ed estranee. Io mi sono rivista molto nei racconti delle altre”.
Anche in questo caso, i legami vanno oltre l’appartamento in Via Isonzo 40, sede del Villaggio per Crescere. “Ad Halloween ad esempio non abbiamo fatto nulla al Villaggio, ma noi mamme ci siamo organizzate e siamo andate a un’altra festa insieme”.
Succede che si inizia ad andare in due al Villaggio per Crescere, poi si diventa tre perché anche la sorellina più grande trova il suo spazio e i suoi affetti, poi anche il nonno si rende conto di essere “utile” e che anche il papà si lasci trascinare. Si stringe così un domino virtuoso di legami e finisce che una famiglia intera abita il Villaggio.