Il nostro progetto è fatto di tante storie. Ci sono quelle delle bambine e dei bambini, delle mamme, dei papà, delle nonne… E poi ci sono le “nostre” – quelle degli educatori, dei coordinatori, di chi ha ideato il progetto. E oggi ve ne presentiamo una.
Gli educatori che sostengono le famiglie e i bambini ai Villaggi seguono un percorso formativo specifico, fatto di incontri periodici e aggiornamenti continui. Oltre a uno scambio formativo, abbiamo pensato che fosse utile e virtuoso dare la possibilità agli educatori che lo desiderano di andare in altri Villaggi per Crescere, un po’ come l’università propone l’erasmus in altri atenei, e fare un’esperienza diversa.
Ecco la testimonianza di Vanina, educatrice al Villaggio per Crescere di Genova che è andata in trasferta al Villaggio per Crescere di Trieste, per ricevere e dare.
L’esperienza di “Erasmus degli educatori“, cui abbiamo avuto la fortuna di prendere parte Jessica, operatrice di Un Villaggio per Crescere a Foligno ed io, ha rappresentato un’occasione ricca e curiosa per rendere finalmente reale l’immaginario di questo progetto nazionale, di cui solo in minima parte, come operatori, riusciamo ad averne percezione, quando ci riuniamo in formazione a Napoli.
Le immersioni formative a Castellammare infatti prendono la forma di un crocevia di punti di vista sulle buone pratiche e sulle metodologie messe in campo, da Trieste a Cosenza, per portare avanti gli obiettivi progettuali dei Villaggi, ma l’esperienza del vivere il Villaggio di Trieste, come parte di quella rete, standoci dentro, capendone i ritmi e le dinamiche, ha rappresentato un’esperienza decisamente più connotata da un punto di vista esperienziale: abbiamo lavorato insieme, oltre le distanze, contaminando prospettive differenti, dovute a contesti di Villaggio inevitabilmente diversi, predisponendo gli spazi, accogliendo i genitori con i loro bimbi, organizzando attività strutturate e non, vivendo insieme una nuova realtà, quella del Villaggio sul ponte di Trieste, che, se pur diversa da quella di Genova, ha in sè la stessa linfa vitale.
Di quest’esperienza mi porto a casa senza dubbio la possibilità di aver conosciuto meglio Jessica, vivendo con lei a stretto contatto, piena di entusiasmo e voglia di far conoscere il territorio bellissimo da cui proviene, “il polmone verde” d’Italia, come lei è solita chiamarlo. Insieme Jessica ed io abbiamo condiviso punti di vista e consigli reciproci su come affrontare criticità e nuove sfide ai Villaggi e questo ha rappresentato una grande opportunità di vita.
Insieme ci siamo fatte anche affascinare dalla città di Trieste, cogliendo gli spunti che il festival “Fin da Piccoli: Il tempo delle bambine e dei bambini”, in programma in quei giorni, ci ha suggerito.
Mi porto a casa anche la bellezza metaforica del luogo in cui il Villaggio di Trieste sorge, questo ponte che nel mio immaginario non aveva una collocazione e confini poco chiari, adesso rappresenta un importante simbolo di congiunzione tra due realtà sociali che si occupano di cura, il distretto sanitario e il distretto sociale.
Per un genitore, intento a rivolgersi alle personalità che lavorano all’interno di queste organizzazioni, attraversare questo ponte e accorgersi di poter so-stare nel Villaggio, con la possibilità di essere accolto, ascoltato e supportato è un’occasione unica per poter imparare a crescere insieme al proprio bambino, scoprendo buone pratiche educative e incontrando altri genitori che si trovano a vivere le stesse esperienze. Questa sinergia è stata per me fonte di riflessione e spunto su come poter incentivare connessioni tra le due realtà in Valpolcevera, dove sorge il Villaggio per Crescere, in modo da stringere virtuose alleanze tra servizi.
In questa esperienza carica di emozioni e apprendimenti, spero di aver lasciato al Villaggio di Trieste qualche spunto utile circa quello che rappresenta un po’ il mio specifico: la musica, il dialogo sonoro e l’esplorazione musicale come dimensione comunicativa tra genitore e bambino nella fascia d’età da zero a sei anni.
Abbiamo organizzato tutte insieme, le operatrici di Trieste, Jessica ed io, un’attività musicale frutto di una commistione di idee provenienti da quelle che normalmente sono le attività musicali che svolgiamo nei nostri presidi. Un lavoro ad otto mani che, a mio avviso, è stato davvero partecipato e apprezzato dal gruppo presente quel giorno, ma, soprattutto, ci ha lasciato addosso la voglia di continuare a contaminare le nostre idee, proseguire in questo esperimento dell’erasmus e non smettere di condividere la nostra professionalità con quella altrui, per rendere sempre più fitta la rete delle buone pratiche dei Villaggi.
Come ci ripetiamo sempre infatti, se cambiamo l’inizio della storia, cambiamo tutta la storia dei bimbi e delle famiglie che incontriamo e quando questo processo passa anche e soprattutto attraverso l’incontro e la voglia di mettersi in gioco di così tanti operatori in tanti luoghi d’Italia, non può che germogliare bellezza, cambiamento e crescita, in un’ottica essenziale di comunità educante.
Vanina Barbieri