Tutto ciò che fa crescere l’umanità lo si realizza insieme, anche se si hanno fedi diverse

Tutto ciò che fa crescere l’umanità lo si realizza insieme, anche se si hanno fedi diverse

Uno dei nostri Villaggi pulsa e spalanca le porte proprio nel cuore d’Italia, a Foligno, una città in cui operatori ed educatori vogliono costruire una rete di collaborazioni sul territorio per diffondere una cultura dell’infanzia in grado di contrastare la povertà educativa

E un nodo di questa rete è fratel Giovanni Marco, parroco della città da due anni.

“La parrocchia può fare poco per le bambine e i bambini al di sotto dei sei anni: con quelli in età scolare ci sono diverse iniziative di doposcuola oltre all’esperienza dell’oratorio estivo, ma per i più piccoli non possiamo essere di sostegno” riflette il parroco. “Invece ora, grazie al Villaggio ci sono delle opportunità per loro e per le famiglie”. Per questo i locali della parrocchia ospitano locandine e pieghevoli del Villaggio di Foligno, allestito presso i locali del Centro Infanzia Francesco Innamorati.

“L’aspetto di fede e l’impegno sociale sono per il bene della stessa comunità, dunque come tali si devono rinforzare a vicenda” riflette padre Giovanni Marco “per questo ricordo sempre p.s. Magdeleine Hutin che diceva che per essere dei buoni cristiani, bisogna innanzitutto essere dei buoni umani”.

C’è una zona di Foligno multiculturale, in cui sono state costruite diverse abitazioni popolari e rischia di essere ghettizzata; di conseguenza i bambini delle famiglie più povere restano indietro. Grazie a un progetto come quello del Villaggio, che va a incidere proprio sulla povertà educativa la speranza è quella di contrastare questa emarginazione. “Il rischio è che si creino due tipi di cittadinanza, una di serie A e l’altra di serie B e noi dobbiamo lavorare su ciò che fa crescere l’umanità. E tutto ciò che fa crescere l’umanità si realizza solo lavorando insieme, anche se si hanno delle fedi diverse” considera.

Per questo una delle prime domeniche di apertura del Villaggio, Padre Giovanni Marco, durante l’omelia ha preso spunto dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi (cap.12) e ha così raccontato il progetto ai fedeli: «Proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto…Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui».