«Giulio, vieni al Villaggio? Dobbiamo lavorare con tutte le foglie dell’autunno. Ti passiamo a prendere?». Francesca, 6 anni, era preoccupata. Era già la seconda volta che non vedeva il suo amico di giochi. Così ha pensato di telefonargli per chiedere se andava con lei al laboratorio. «Ho capito che al Villaggio se qualcuno manca per un po’ tutti si preoccupano e ti cercano. Ti includono, ti portano dentro». Alessia, la mamma di Giulio non ha dubbi su cosa sia per lei il Villaggio per Crescere di Cervinara: «Una comunità non indifferente». Ma il centro educativo per bambine e bambini da 0 a 6 anni e per i loro genitori, ospitato nell’Istituto comprensivo “De Santis”, è molto di più: è l’unico presidio culturale e ludico per bambini in età prescolare presente nel comune. Probabilmente l’unico della Valle Caudina.
La Valle Caudina
Questa regione storica sta a cavallo tra le province di Benevento, Avellino e Caserta. Una terra che quindi si spartisce quel poco che c’è fra tre distretti amministrativi. Perché qui tutto è diviso: la sanità, le comunità montane, le amministrazioni, i trasporti. Come se questo non bastasse, i servizi sono paralizzati da tre anni a causa del blocco del Piano di Zona. E questo non è il peggio.
Sembra assurdo ma i riflessi del terribile terremoto del 1980 si fanno ancora sentire: sei paesi su dodici non hanno il piano regolatore. A questi si aggiungono i problemi legati al post alluvione di fine anni Novanta. A distanza di quasi vent’anni capita ancora che esca terra dai rubinetti. Inoltre, quando piove in modo copioso gli effetti sulla rete fognaria sono visibili a occhio nudo (e a naso) direttamente dal bagno di casa.
Queste disfunzioni nelle infrastrutture e nei servizi si riverberano sull’economia, determinando una Valle Caudina a due velocità: la parte più periferica verso il Monte Taburno è la “locomotiva” della regione, mentre le altre zone soffrono l’inefficienza dei servizi pubblici e una depressione economica endemica. Se in altre zone della Campania come il il Napoletano e il Casertano, assistiamo a picchi di negatività economica qui invece c’è una costante: il segno meno.
Alla povertà materiale si affianca, ovviamente, quella culturale. E non c’è bisogno di essere un sociologo per capire il motivo. Qui i tassi di povertà educativa sfiorano l’80% e a farne le spese maggiori sono, ovviamente i più piccoli. «Abbiamo fatto un piccolo studio, un po’ artigianale», spiega Alessandro Carofano, dell’Associazione Condividiamo, partner locale del Villaggio, «ci siamo resi conto che dovevamo intervenire in una zona che vive queste condizioni».
Essere bambini a Cervinara
A Cervinara essere bambini è difficile. In questo comune i servizi per i più piccoli sono praticamente nulli. «Quattro anni fa – racconta Alessandro – con l’inaugurazione della biblioteca per l’infanzia, la Fabbrica delle parole, abbiamo tagliato due traguardi: non solo gestire la prima biblioteca dell’infanzia, ma aprire proprio la prima vera biblioteca. Perché da allora offriamo l’unico servizio che può avere quel nome, e cioè il prestito e la consultazione di libri garantiti tutti i giorni e gratuitamente. Una biblioteca che nasceva da un’iniziativa privata, non dal pubblico. Questo ci ha fatto capire molto».
La Fabbrica delle parole è oggi un presidio di civiltà, che ogni giorno, tutti i giorni, accoglie bambini e famiglie. “Un generatore automatico di futuro”, come la definisce l’associazione Condividiamo, che questa biblioteca l’ha fortemente voluta e realizzata.
L’assenza del pubblico è palpabile non solo sul fronte librario ma più in generale per tutti i servizi rivolti ai più piccoli. Cervinara, infatti, non ha asili nido pubblici e anche la rete di assistenti sociali è a maglie larghe. Molto larghe. L’ultimo intervento in ambito sociale risale a tre anni fa, con l’apertura dello sportello antiviolenza. Da allora, il nulla.
Anche solo indagare e studiare la situazione che vivono i bambini è difficile, perché manca una centrale di raccolta dati per quanto riguarda le famiglie con bambini nella fascia 0-6. «È quasi impossibile sapere quante sono le famiglie con bambini che hanno elementi in regime penitenziario», continua Alessandro, che denuncia lo stato dei servizi sociali nel suo comune: «Abbiamo scoperto delle criticità incredibili. Ci siamo accorti quanto la rete tra servizi sociali, amministratori e operatori sia completamente sbilanciata. Nel 2016 abbiamo avuto casi di violenza domestica in famiglie con bambini in età prescolare. La denuncia è arrivata su un fax, al numero generale del Comune, quello che raccoglie le lamentele generiche di tutti i cittadini». È quindi un miracolo che non si sia persa, tra le centinaia di segnalazioni.
Ma il vero problema non è solo il mezzo usato per denunciare o l’assenza di comunicazione tra i vari organi che dovrebbero sovrintendere ai servizi sociali. Queste sono conseguenze. «La causa di tutto ciò è la mancanza di percezione di quanto questi servizi siano fondamentali per i bambini. Servizi che se va bene sono carenti ma più spesso mancano del tutto», spiega Carofano. L’opinione pubblica non riesce a percepire il reale impatto della totale mancanza di questi servizi, la loro importanza, e di conseguenza non fa pressioni su politici e amministratori. È come se mancasse la domanda, quindi non può esserci offerta.
È per questi motivi che aprire un Villaggio a Cervinara era fondamentale.
Il Villaggio di Cervinara
Nato all’interno dell’Istituto comprensivo “De Sanctis”, ma con un ingresso indipendente, il Villaggio per crescere di Cervinara ha un grande obiettivo: deviare la storia dei bambini che lo frequentano, che invece sembra essere già segnata. Offrire loro, e ai loro genitori, una speranza. Mostrare con i fatti che un altro rapporto tra genitore e figlio è possibile. E che quindi è possibile avere in futuro un altro tipo di società. Più inclusiva, accogliente, rispettosa del prossimo.
Per raggiungere questo altissimo traguardo non si poteva che partire dai più piccoli. A Cervinara lo hanno fatto con attività coinvolgenti, che favoriscono una relazione positiva tra gli adulti e i loro figli. Il Villaggio offre un ventaglio di quattro attività. «Lunedì e mercoledì – racconta Alessandro – li dedichiamo a un circuito continuo di tre laboratori diversi, artistici o creativi».
Un punto forte del Villaggio è il “Faccia a Faccia”, che mette in relazione genitore e figlio attraverso la realizzazione e il confronto di ritratti uno dell’altro e autoritratti. Un modo di rappresentarsi e interrogarsi sull’altro e sulla relazione che si instaura. «Ci sembrava l’attività ideale del Villaggio».
È anche una delle pratiche che più piace ad Alessia e a suo figlio Giulio. «Una delle attività che amo di più è quando con mio figlio mi siedo e ci dedichiamo un ritratto. Mi disegna sempre in maniera diversa, forse solo gli occhi li realizza quasi sempre nello stesso modo. Ma mi faccio un sacco di domande: “Forse il volto, le orecchie, il naso li fa così perché per ora solo così gli riesce? O forse sono proprio così, col il naso piatto e le orecchie una diversa dall’altra e con i capelli arruffati anche se me ne prendo cura? Sono così perché dalle manie e dalla fantasia di Giulio esco così e non serve altro” Forse ci sto mettendo troppa poesia?», si chiede Alessia.
Questa ed altre attività, sono per Alessia e Giulio «due piccoli grandi regali che abbiamo trovato al Villaggio. Ci torneremo sempre, perché ho la sensazione che col tempo ci troveremo anche tanto altro».
E infatti c’è molto altro al Villaggio di Cervinara. «Abbiamo il laboratorio, quasi fisso, che nasce da albi illustrati. L’albo è una pubblicazione valida della letteratura per l’infanzia, che prendiamo a modello per lavorare con i bambini. Ad esempio quelli con tematica natalizia, con le foglie». Tutto può essere spunto per lavorare con la fantasia e per creare laboratori. Il tema foglie è stato molto apprezzato. «Durante una giornata – prosegue nel racconto Alessandro – abbiamo fatto la raccolta di cinque albi illustrati che parlavano di alberi, di foglie, di natura. Ci siamo concentrati sul contorno delle foglie. Con contorni diversi si potevano facilmente creare timbri o profili che potevano essere utilizzati come decorazioni». E alla creatività si è unito il sapere: «Da lì a scoprire quali cosa sono i sempreverdi è stato un attimo».
Il Villaggio è una vera e propria fucina di creatività. Lo scintilla la creano gli albi ma la fantasia divampa da sola negli educatori, nei volontari, nei bambini. «Abbiamo creato la casa dell’ape, della formica, dell’uccellino: abbiamo posizionato tre casette per gli uccellini». E sono state proprio queste casette per uccellini ad aver catturato la curiosità di Giulio, l’estate scorsa. «Le aveva conosciute durante i laboratori artistici con Alessandro e Claudia», racconta Alessia facendo riferimento a Claudia Cioffi, presidente di Condividiamo e coordinatrice del Villaggio, «siamo rimasti un’estate intera col naso all’insù per trovare uccellini senza casetta! “Poverini”, diceva Giulio».
Tutto questo è possibile grazie al lavoro di Alessandro, Claudia e dei tre volontari che dal 22 ottobre tengono aperto per tre volte alla settimana i locali ospitati dall’Istituto “De Santis”. A ogni appuntamento almeno 5 o 6 bambini, con punte maggiori il sabato, perché l’incontro si inserisce nell’appuntamento “storico” con il programma di lettura condivisa Nati per Leggere. I bambini sono accompagnati prevalentemente dai genitori. «Abbiamo fatto una piccola statistica», racconta Alessandro, «tra gli accompagnatori il 30% sono uomini e 70 % donne».
Come il Villaggio cambia la storia
Tra queste donne c’è Alessia che con il suo Giulio hanno potuto constatare come il Villaggio può cambiare in meglio la vita delle persone. E non solo quando frequentano il centro ma pure a casa. «Le nostre giornate sono piene di ricordi legati al Villaggio. Anche le nostre pareti ospitano i segni di quello che succede lì. Alla lettura condivisa – racconta Alessia – ho potuto aggiunge un’altra buona pratica che prima non mi sentivo di poter sostenere: scopiazzando il Villaggio ci siamo ricreati anche a casa un angolino per i laboratori». Dove il “pezzo forte” non potevano che essere i ritratti di Faccia a Faccia.
Ma se i laboratori si possono replicare in ambito domestico, quello che non si può avere sono i compagni di gioco. «Dopo i primi tre incontri è arrivato un novembre particolarmente piovoso e senza auto è stato difficile raggiungere il Villaggio. Ai primi due appuntamenti Andrea è stato assente. Ed è proprio in questa occasione che ho scoperto il senso più profondo del Villaggio per Crescere. Un messaggio vocale è arrivato sul mio cellulare. “Giulio, vieni al Villaggio? Dobbiamo lavorare con tutte le foglie dell’autunno. Ti passiamo a prendere?”. Era Francesca, 6 anni. Mi ha colpito particolarmente e lo conservo con affetto».
Il senso del Villaggio per Alessia è questo: «È stata una rivelazione per me. Ho capito che, come in un vero villaggio, qui tutti si preoccupano e ti cercano. Ti riportano “dentro”. Per il mio bambino questo è importante e sono felice di poter condividere questa dolce sensazione con lui».