«La cosa bella per noi è che il Villaggio non è un luogo dove lasciare il bambino e andare via ma dove condividere». È per questo che Roberto e Sara hanno deciso di frequentare il centro educativo per i bambini da 0 e 6 anni di Genova, assieme al loro Lorenzo.
La “scoperta” del Villaggio è avvenuto grazie alla loro pediatra, Antonella Lavagetto. «Ce l’ha “presentato” lei. Ci ha dato un depliant e ci ha spiegato in cosa consisteva. Poi noi ci siamo informati meglio online. Qui a Genova non è che ci siano molte cose per i bambini». Dalla consultazione del sito a vedere com’era fisicamente il centro il passo è stato breve.
«Era un pomeriggio di pioggia del settembre 2018, lo ricordo bene», racconta Roberto, «siamo andati nella biblioteca di Bolzaneto senza aver programmato nulla. Ci siamo presentati, abbiamo spiegato la situazione familiare e abbiamo lasciato nostro figlio Lorenzo libero di esplorare. Le educatrici hanno iniziato a leggere un libro e lui si è avvicinato spontaneamente».
Il Villaggio di Genova aveva aperto i battenti da poco e Roberto e Sara cercavano proprio un posto dove condividere del tempo con il loro bambino. Facile a dirsi, più difficile organizzare gli impegni di ognuno per ritrovarsi e condividere momenti, emozioni, letture, giochi. La vita.
«Dal giorno dopo ci siamo informati sull’altra sede», quella della Casa della Beata Chiara. «Soprattutto andiamo lì, per noi è più comodo. Praticamente in tutte le attività che fanno non si lascia mai solo il bambino con le volontarie. Anzi, ogni attività viene spiegata per l’utilità che ha nella crescita e nello sviluppo e tutte vengono fatte in condivisione col genitore e con il bambino. L’aspetto più bello per noi è proprio questo», sottolinea Roberto.
Perché ciò che cercavano era proprio la condivisione. E di giochi e attività Roberto e Sara ne condividono tante con il loro Lorenzo. «Quelli con la sabbia sono i suoi preferiti – raccontano – anche perché è quel tipo di attività che a casa facciamo meno per questioni di praticità». E poi giochi con il riso soffiato, i travasi, la lettura dei libri. «A Lorenzo piace moltissimo farsi leggere i libri. A caccia dell’orso è quello che gli piace di più e tra l’altro è il primo libro che gli abbiamo letto. Poi c’è Orsobuco. Molte volte è lui che arrivo con un libro e dice “papà, mamma, leggi”. Un appuntamento fisso prima di andare a dormire».
La lettura, poi, è quasi una bacchetta magica per i momenti meno semplici, quelli in cui Lorenzo è più irrequieto. «Quando è agitato gli chiediamo “vuoi leggere un libro?”, lui allora si tranquillizza.
Roberto e Sara sanno quanto sia importante la loro presenza per l’educazione del loro bambino. Sanno che il tempo è tiranno e che passa in fretta. Perciò hanno riorganizzato le loro vite per passare più tempo con loro figlio.,. «Io faccio due giorni di lavoro da casa per seguirlo di più. Mia moglie cerca di stare a casa il più possibile per seguirlo. Però capitano delle attività che non possiamo fare con lui e allora lo lasciamo alla nonna», racconta il papà, che sottolinea: «Oltre la quantità cerchiamo di offrirgli tempo di qualità, ci proviamo. Sfruttare i momenti per stare assieme, per fare cose assieme. Anche giocare assieme, senza pensare nient’altro, senza distrazioni come smartphone o lavoro. Quello che cerchiamo di fare è dedicarci a lui».
E le distrazioni elettroniche sono ridotte al minimo, «mezz’oretta di televisione dopo cena. E niente smartphone». Anche se in realtà Lorenzo un po’ di interesse per i telefonini lo dimostra, «ma noi stiamo molto attenti a non farglielo usare. È una scelta che avevamo preso noi prima ancora che lui potesse tenerlo in mano».
Una scelta ponderata, studiata, voluta. «Ci siamo informati ma soprattutto siamo rimasti colpiti guardando il comportamento di altri genitori, che lo usano per conquistare il bambino, per intrattenerlo, per farlo calmare. A noi questa cosa non è mai piaciuta. Cerchiamo di farlo giocare, sì, ma senza telefono. Poi, tanto, arriverà il tempo in cui anche lui lo userà».
Gli smartphone, soprattutto, e la televisione tendono a isolare chi li usa. Non prevedono interazioni con altre persone, che in genere, al contrario disturbano. Si utilizzano e si guardano soprattutto da soli. Invece ora è il tempo della condivisione. «Questa è un’impronta che ha dato la mia compagna ma che condivido appieno anche io. E il Villaggio sicuramente ci ha aiutato in questo percorso. Cercavamo proprio una struttura, un centro, un luogo dove passare del tempo di qualità. Anche a pagamento. Abbiamo trovato il Villaggio che, oltretutto, è gratuito».
Mario Gottardi