A Castelbuono, un paese di quasi novemila abitanti della città metropolitana di Palermo, oltre all’udito, alla vista, all’olfatto, al tatto e al gusto, i cittadini hanno sviluppato un altro senso: quello di appartenenza alla loro città o della “castelbuonesità” come lo chiamano loro.
Le origini di questo sentimento risalgono a poco più di cento anni fa, quando nel 1920 i cittadini castelbuonesi acquistarono all’asta il castello simbolo della città grazie a una colletta pubblica, diventando così il primo esempio di “bene comune” dell’isola.
Questa storia ci racconta del legame affettivo per il proprio territorio e della solidarietà che gli abitanti vogliono continuare a trasmettere alle bambine e ai bambini, anche dopo un secolo.
“Giocavo poco con i miei figli, l’unica cosa che facevo era montare le piste con mio figlio più piccolo. Quelle volte che coloravamo, ero in difficoltà nel gestirlo, non mi ascoltava e si creava confusione, un vero disastro” racconta Rosa, la mamma di Salvatore di 5 anni (ndr. I nomi sono di fantasia).
“Io mi sentivo frustrata. Ad un certo punto, dati i diversi casi di covid nella classe dell’asilo, mio figlio non ha più frequentato e avevo pensato di mandarlo da una maestra per iniziare a imparare qualche letterina, dato che deve andare in prima elementare, pensavo ne avesse bisogno ma l’ho mandato qualche volte e basta più”.
Ed è in questo momento che “la castelbuonesità” si è fatta sentire, perché essere legati al territorio, vuol dire essere legati ai propri compaesani e sviluppare un sentimento di protezione, scambio e sostegno reciproco e condividere.E infatti, un’amica ha parlato a Rosa del Villaggio per Crescere a Castelbuono.
“Grazie a un’amica ho scoperto il Villaggio. Qui ho trovato un posto per me e i miei figli. Il tempo vola in fretta, un’ora e mezza è poco!”, scherza Rosa.
“Adesso mi sento serena e vedo che, anche se a casa abbiamo ancora qualche passo da fare, al Villaggio mio figlio è più tranquillo, anche con gli altri bambini e le altre bambine. Per me l’importante è che lui sia tranquillo e io ho trovato persone fondamentali che possono aiutarmi per qualsiasi cosa”.
Se il Villaggio fosse un animale sarebbe…
“Una farfalla, che si sposta da un fiore a un altro e che mi piacerebbe seguire in vari posti.”
Anche in questa risposta, Rosa ci fa sentire tutta la “castelbuonesità” che c’è in lei. Tutto l’amore e la dedizione che ha per il suo territorio e per le sue “ricchezze”, da seguire, tutelare e tramandare.
Se in passato i castelbuonesi hanno comprato un castello, adesso mettono a disposizione di piccoli e grandi un Villaggio.