A Modena il Villaggio per Crescere, si trova presso l’emporio sociale Portobello, nato grazie alla collaborazione dei partner locali Porta Aperta, Associazione Futuro e Associazione Culturale Pediatri Emilia Romagna, e si distingue per essere l’unica sede che sperimenta la sinergia con un’attività di emporio solidale.
Non solo cibo per il corpo ma anche per la mente: famiglie fragili dal punto di vista economico che beneficiano dell’aiuto alimentare dell’emporio e anche di altre forme di supporto, come quello in ambito educativo e relazionale. «Si rivolgono a noi famiglie che non hanno solo difficoltà economiche, ma anche inerenti alla quotidianità, come ad esempio orientarsi in città e nei suoi servizi o relazionarsi con gli insegnanti dei propri figli» raccontano la coordinatrice Elisa ed Erica, l’educatrice.
Le nazionalità delle famiglie che accedono al Villaggio per Crescere di Modena sono le più diverse: ucraina, moldava, marocchina, pakistana, italiana sono quelle prevalenti.
Tra loro c’è Elena, una mamma ucraina che ogni settimana con la sua piccola Anastasia, di 5 anni, frequenta il Villaggio:
«L’anno scorso, a causa del Covid, ho perso il lavoro» racconta Elena. «Prestavo servizio in un’impresa di pulizie ma a causa della pandemia il lavoro è calato tanto e non è stato possibile proseguire. Così, visto che in famiglia al momento lavora solo mio marito, mi sono rivolta ai Servizi Sociali che mi hanno indirizzata all’emporio sociale Portobello dove ho conosciuto il Villaggio.
Per me e mia figlia è un luogo speciale, dove trascorrere qualche ora di spensieratezza in questo momento tremendo».
Elena ha un fratello che vive in Ucraina e questo periodo, per lei e la sua famiglia, è davvero duro. «Anche mio marito è di origine ucraina e viviamo a Modena da 21 anni, la nascita di Anastasia per noi è stata un miracolo» sorride Elena. «Quando la vedo al Villaggio, circondata dagli altri bambini che la coinvolgono in continuazione per disegnare e giocare insieme, mi sento bene.
Lei è felice quando andiamo a trovare le “tate” del Villaggio e lo sono anch’io».