Se cambiamo l’inizio della storia,
cambiamo tutta la storia
Ci sono esperienze che incidono profondamente nella nostra vita, anche se non ci pensiamo o non ce ne accorgiamo.
Ci sono anni che sono una finestra sul mondo, o meglio, sul modo in cui vivremo questo mondo.
Sono i nostri primi 1000 giorni, quel periodo che va dalla nascita ai primi tre anni di vita- che, anche se sono “primi” e poi passano, in realtà restano per sempre. Sono quei giorni in cui mettiamo le basi, in cui tracciamo la strada del nostro cammino, soprattutto con il sostegno dei nostri genitori, sono quei giorni in cui anche loro mettono per noi e con noi un mattone dopo l’altro. Ed è proprio questo inizio che può cambiare la nostra storia.
Gli studi e le evidenze scientifiche, ci dicono che la plasticità cerebrale è massima nei primi tre anni di vita, ciò significa che il nostro cervello è molto sensibile a quello che accade attorno a lui, sia dal punto di vista dell’ambiente chimico-fisico sia di quello relazionale con le figure di riferimento. Lo sviluppo del cervello quindi dipende non solo dalla genetica ma anche dall’ambiente in cui cresciamo e dalle possibilità ed esperienze che ci vengono proposte.
Possiamo quindi immaginare che attività come: giocare, ascoltare una voce o una musica, leggere una storia, visitare una città nuova, fare sport, ammirare una piantina che nasce da un seme dopo averla innaffiata, fare un disegno e scoprire pennarelli o le tempere (da usare anche con le dita!) e tante forme, sono nutrimento per il nostro cervello. Queste esperienze e informazioni che vengono assorbite dal cervello, stimolano i collegamenti fra i neuroni (sinapsi) e formano le reti neurali dalle quali dipendono la capacità del cervello di funzionare e quella nostra (del bambino) di sviluppare il pieno potenziale. La ricchezza dei collegamenti delle reti neurali, sia in termini di numero che di forza, dipende quindi dalla quantità e dalla qualità delle esperienze.
Più esperienze facciamo e più alta sarà la loro “qualità” più il cervello sarà stimolato, più assorbirà e si nutrirà e più creerà collegamenti, quei collegamenti che durano per sempre. Lettura, musica, gioco, massaggio, esplorazione del territorio, espressione artistica sono tutte buone pratiche che nutrono la mente delle bambine e dei bambini, fin da piccoli e che tracciano la loro traiettoria di vita. Pensiamo ad esempio a una storia letta insieme, alla complicità che si crea tra genitori e figli e all’intimità del momento. Non solo, pensiamo alle parole nuove che si scoprono, alle domande, ai dialoghi che possono nascere “semplicemente” guardando la pagina di un libro. O ascoltando una musica e facendoci ispirare nel movimento, pensiamo alle emozioni che una melodia può far conoscere e riconoscere, alla meraviglia di un seme che nasce o di “un’opera d’arte” disegnata e colorata insieme. Queste buone pratiche possono risultare semplici, quasi banali nella loro essenzialità, ma incidono e cambiano profondamente la “storia” delle bambine e dei bambini, e anche dei grandi.
Di tutti i bambini e di tutte le bambine, soprattutto di quelli che nascono e crescono in territori sensibili e fragili, in cui sono molto pochi (o non ce ne sono) o sono difficilmente accessibili i servizi per loro come il nido, la biblioteca, la libreria o anche uno spazio all’aperto in cui giocare.
Ed è per questo che nascono i “Villaggi per Crescere”, per garantire alle bambine e ai bambini delle opportunità che, se fatte presto, cambieranno la loro storia “da grandi”. I Villaggi sono quindi degli spazi gratuiti dedicati alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni, perché possano stare insieme, piccoli e grandi, per scoprire e fare nuove e diverse esperienze, che rinforzano il loro legame e aiutano il bambino nel suo sviluppo cognitivo e relazionale.